– Valentina – 11/03/2011
La giurisprudenza comunitaria ha sancito il principio della parità di retribuzione tra lavoratori uomini e lavoratrici donne per uno stesso lavoro:sono,dunque,vietate le discriminazioni basate sul sesso.
La Corte di Giustizia ha altresì stabilito che differenze retributive possono essere giustificate solo per ragioni estranee a considerazioni di tipo sessuale.
In Italia vale il principio per cui:la lavoratrice ha diritto alla stessa retribuzione del lavoratore quando le prestazioni richieste siano uguali.
Inoltre,la Corte di Giustizia ha stabilito che non è possibile licenziare una lavoratrice per via del suo stato interessante,anche se ella non ha informato il datore di lavoro in merito al proprio stato.
In caso di discriminazioni basate sul sesso,la Corte di Giustizia ha stabilito che l’onere della prova spetta al datore di lavoro:è il datore di lavoro che deve dimostrare di non aver posto in essere nessuna discriminazione.
Quanto detto dalla Corte è stato inserito in una direttiva del 1980,che ha lo scopo di consentire a chiunquevenga discriminato per motivi di sesso di ottenere il riconoscimento dei propri diritti.